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CRIOGLOBULINE

Le crioglobuline sono un gruppo di proteine con la  proprietà di formare un precipitato o un gel a  freddo e di ritornare in soluzione a 37 °C. Sono presenti in una vasta gamma di manifestazioni cliniche e sono rappresentate da un gruppo eterogeneo di immunoglobuline (Ig) che, dopo purificazione  all’analisi immunochimica presentano pattern  nella forma singola o mista. Secondo la classificazione di Brouet si distinguono:- crioglobulinemia di tipo I in cui il crioprecipitato è costituito da una singola Ig monoclonale completa (IgG, IgA, IgM) o, più raramente, da una singola catena leggera. Si riscontra con maggiore frequenza nei pazienti affetti da mieloma multiplo,macroglobulinemia di Waldenstom. La crioglobulinemia di tipo II presenta un  crioprecipitato  costituito da una o più Ig monoclonale e Ig policlonale,  definita  mista,  si associa a malattie linfoproliferative, malattie autoimmuni e HCV. Nella crioglobulinemia di tipo III  il crioprecipitato è costituito da Ig policlonali o oligoclonali  e sono riscontrabili in pazienti con malattie autoimmuni e infezioni croniche. La positività delle crioglobuline è fortemente condizionata dal comportamento metodologico e solo rispettando rigorosamente, nella fase preanalitica e analitica , la catena del caldo (prelievo, trasporto e centrifugazione a 37 °C, purificazione e caratterizzazione) possiamo escluderne o confermarne la presenza. Il sangue viene raccolto senza anticoagulanti, prelevato in provette preriscaldate a 37 °C e tenuto a questa temperatura finchè coagula. Il siero viene separato con centrifugazione a 37 °C a 1500 g per 15minuti. Viene aliquotato in una provetta ed in un tubo di  Wintrobe e tenuti entrambi a 4 °C. La presenza di  crioglobuline viene segnalata dopo un periodo di incubazione a 4°C di 7 giorni e si presenta generalmente con un precipitato bianco o un gel. La reversibilità del crioprecipitato deve essere verificata riscaldando l’aliquota del siero precipitato. Le crioglobuline sono misurate come espressione del  rapporto percentuale tra precipitato e  volume del siero siero dopo centrifugazione a 1500 g per 10 min a 4° C. I precipitati sono risospesi in soluzione fisiologica o soluzione con PBS  a 4 °C e lavati per tre volte).Sul crioprecipitato disciolto si esegue una immunofissazione usando antisiero totale umano e antisieri specifici per γ,α,µ,κ,λ. In questo modo le crioglobuline possono essere classificate nella tassonomia descritta. Il referto del laboratorio deve prevedere, in presenza di crioglobulinemia, il dato del criocrito e la tipizzazione delle Ig interessate, secondo la classificazione di Brouet.

 

FREE LIGHT CHAINS (FLC)

Durante la sintesi delle immunoglobuline, le plasmacellule producono un lieve eccesso di catene leggere rispetto alle catene pesanti; queste proteine che non sono utilizzate per assemblare la immunoglobulina intera, vengono denominate catene leggere libere (FLC). L’emivita di FLC è di 2-4 ore per le catene kappa e di 3-6 ore per le catene lambda che nel siero sono presenti come dimeri, in quanto vengono liberamente filtrate dal glomerulo a causa delle loro piccole dimensioni. La diversa velocità di filtrazione renale comporta che, anche se la sintesi è a favore delle catene kappa, nel siero la concentrazione delle catene lambda possa essere maggiore. Una concentrazione plasmatica aumentata può essere dovuta a diverse situazioni cliniche quali depressione o stimolazione immunitaria, insufficienza renale o nelle discrasie plasmacellulari. Ad eccezione di quest’ultima condizione tuttavia, il rapporto tra catene kappa e catene lambda rimane normale. Un rapporto alterato a favore di una delle due catene leggere (kappa o lambda) si osserva in presenza di disordini linfoproliferativi. Nei primi anni 2000 è stato introdotto un saggio immunometrico per la misura delle catene leggere nel siero che, utilizzando anticorpi contro gli epitopi nascosti nella immunoglobulina intera, è in grado di misurare le sole FLC. Questa misura non è in grado di distinguere tra FLC policlonali e monoclonali; tuttavia come detto poco sopra, una alterazione del rapporto kappa/lambda depone per una proliferazione linfo-plasmacellulare monoclonale (1).

 

Intervallo di riferimento (mg/L)

κ FLC 3.3 – 19.4

λFLC 5.7 – 26.3

κ/λFLC 0.3 –1.2 0.26 – 1.65

 

MACROGLOBULINEMIA DI WALDESTROM

La macroglobulinemia di Waldenström è una neoplasia monoclonale caratterizzata dalla proliferazione di cellule B e dalla  presenza nel midollo osseo di un infiltrato plasmacellulare e, nel plasma, la presenza di una componente M (M sta per monoclonale) dovuta alla iperproduzione di una gammaglobulina, che in questo caso appartiene alla classe IgM. A differenza del mieloma, tuttavia, mancano le lesioni osteolitiche e la manifestazione clinica preponderante è la sindrome da iperviscosità. A causa delle analogie con il mieloma, per lungo tempo la macroglobulinemia di Waldenström è stata ritenuta una sua variante. Attualmente l'Organizzazione mondiale della sanità la classifica tra i linfomi a basso grado di malignità.[1].

 

Vedi anche:

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Presentazione n. 8