TEST

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE600KKIT PER SIEROPROTEINE ED URINE CONCENTRATE 13130
SRE601K26260
SRE636K39390
SRE602KKIT PER SIEROPROTEINE β1-β2 ED URINE CONCENTRATE13130
SRE603K26260
SRE637K39
390
SRE627KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE IN VIOLETTO ACIDO220
SRE628K440
SRE639K660
SRE623KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE IN BLU ACIDO220
SRE624K440
SRE643K660
SRE629KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE PENTAVALENTE660
SRE630K12120
SRE625KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE DI BENCE-JONES220
SRE626K440
SRE640K660
SRE607KKIT PER PROTEINE AD ALTA RISOLUZIONE13130
SRE604KKIT PER EMOGLOBINE ALCALINE13130
SRE605KKIT PER EMOGLOBINE ACIDE13130
SRE606KKIT PER LIPOPROTEINE13130
SRE621K26260
SRE612KKIT PER ISOENZIMI LDH13130
SRE610KKIT PER ISOENZIMI ALP13130
SRE611KKIT PER ISOENZIMI CK13130
SRE622KKIT PER ISOELETTROFOCALIZZAZIONE DEL CSF660

CONTENUTO DEI KIT

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE600KKIT PER SIEROPROTEINE ED URINE CONCENTRATE13130
SRE601K26260
SRE636K39390

Destinazione d’uso

I kit per l’Elettroforesi delle Proteine del Siero e delle urine concentrate permettono di separare le proteine del siero umano e delle urine concentrate mediante elettroforesi su piastre di gel d’agarosio.

I fluidi biologici del corpo umano contengono una miscela di diverse proteine e complessi proteici che svolgono funzioni specifiche nei processi vitali. Le concentrazioni delle diverse proteine nel siero sono strettamente correlate alle condizioni generali di salute e malattia. Infatti, la composizione qualitativa e quantitativa delle oltre cento proteine contenute nel siero può variare notevolmente a seconda delle condizioni fisiologiche e patologiche.

Tra le diverse tecniche disponibili per la separazione delle proteine, l’elettroforesi su gel di agarosio è una tecnica versatile e ben consolidata che occupa un ruolo essenziale nelle analisi di routine dei laboratori clinici. Il metodo più conosciuto per l’analisi elettroforetica delle proteine è l’elettroforesi zonale, una tecnica basata sulla separazione delle proteine su un supporto. L’elettroforesi delle proteine del siero effettuata su gel di agarosio a pH alcalino permette di separare le proteine del siero in 5 bande: l’albumina e quattro globuline, ciascuna contenente tipi differenti di proteine, denominate alfa1 (α1), alfa2 (α2), beta (β) e gamma (γ). Le variazioni qualitative e/o quantitative, evidenziate mediante ispezione visiva e densitometrica, forniscono informazioni che costituiscono un utile supporto nella diagnosi di laboratorio di molte patologie. L’elettroforesi delle proteine sieriche è una tecnica di screening rapida utile all’identificazione iniziale delle bande monoclonali, e viene spesso utilizzata per identificare le gammopatie monoclonali. L’elettroforesi delle proteine urinarie permette di individuare il tipo di danno renale in base alla composizione qualitativa e alla posizione delle bande nel tracciato. Confrontando le posizioni delle bande proteiche delle urine con quelle del tracciato delle proteine del siero, incluso nell’analisi come riferimento, è possibile identificare le proteinurie di tipo glomerulare, tubulare, miste e quelle dovute alla presenza di proteine di Bence-Jones.

Principio del test

L’elettroforesi permette di separare le proteine del siero e delle urine concentrate in base alla loro diversa mobilità elettroforetica quando vengono sottoposte all’azione di un campo elettrico. Ogni proteina, infatti, possiede una carica elettrica dovuta alla presenza di gruppi carichi positivamente o negativamente. La carica netta definisce le caratteristiche della migrazione elettroforetica di ciascuna specie proteica ad un determinato valore di pH. Con la metodica Interlab le proteine vengono separate a pH alcalino mediante elettroforesi zonale su piastre di gel di agarosio. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Acid Blue, decolorata ed asciugata. I tracciati vengono quindi sottoposti a scansione, ed è possibile visualizzare i risultati densitometrici insieme al grafico.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE602KKIT PER SIEROPROTEINE β1-β2 ED URINE CONCENTRATE13130
SRE603K26260
SRE637K39390

Destinazione d’uso

I kit per l’Elettroforesi delle Proteine del Siero e delle urine concentrate permettono di separare le proteine del siero umano e delle urine concentrate mediante elettroforesi su piastre di gel d’agarosio.

I fluidi biologici del corpo umano contengono una miscela di diverse proteine e complessi proteici che svolgono funzioni specifiche nei processi vitali. Le concentrazioni delle diverse proteine nel siero sono strettamente correlate alle condizioni generali di salute e malattia. Infatti, la composizione qualitativa e quantitativa delle oltre cento proteine contenute nel siero può variare notevolmente a seconda delle condizioni fisiologiche e patologiche.

Tra le diverse tecniche disponibili per la separazione delle proteine, l’elettroforesi su gel di agarosio è una tecnica versatile e ben consolidata che occupa un ruolo essenziale nelle analisi di routine dei laboratori clinici. Il metodo più conosciuto per l’analisi elettroforetica delle proteine è l’elettroforesi zonale, una tecnica basata sulla separazione delle proteine su un supporto. L’elettroforesi delle proteine del siero effettuata su gel di agarosio a pH alcalino permette di separare le proteine del siero in 6 bande: l’albumina e cinque globuline, ciascuna contenente tipi differenti di proteine, denominate alfa 1 (α1), alfa 2 (α2), beta 1 (β1), beta 2 (β2) e gamma (γ). Le variazioni qualitative e/o quantitative, evidenziate mediante ispezione visiva e densitometrica, forniscono informazioni che costituiscono un utile supporto nella diagnosi di laboratorio di molte patologie. L’elettroforesi delle proteine sieriche è una tecnica di screening rapida utile all’identificazione iniziale delle bande monoclonali, e viene spesso utilizzata per identificare le gammopatie monoclonali. L’elettroforesi delle proteine urinarie permette di individuare il tipo di danno renale in base alla composizione qualitativa e alla posizione delle bande nel tracciato. Confrontando le posizioni delle bande proteiche delle urine con quelle del tracciato delle proteine del siero, incluso nell’analisi come riferimento, è possibile identificare le proteinurie di tipo glomerulare, tubulare, miste e quelle dovute alla presenza di proteine di Bence-Jones.

Principio del test

L’elettroforesi permette di separare le proteine del siero e delle urine concentrate in base alla loro diversa mobilità elettroforetica quando vengono sottoposte all’azione di un campo elettrico. Ogni proteina, infatti, possiede una carica elettrica dovuta alla presenza di gruppi carichi positivamente o negativamente. La carica netta definisce le caratteristiche della migrazione elettroforetica di ciascuna specie proteica ad un determinato valore di pH. Con la metodica Interlab le proteine vengono separate a pH alcalino mediante elettroforesi zonale su piastre di gel di agarosio. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Blu Acido, decolorata ed asciugata. I tracciati vengono quindi sottoposti a scansione, ed è possibile visualizzare i risultati densitometrici insieme al grafico.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE627KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE IN VIOLETTO ACIDO220
SRE628K440
SRE639K660

Destinazione d’uso

I kit per l’Immunofissazione consentono l’identificazione qualitativa di proteine monoclonali nel siero umano. L’immunofissazione è una tecnica diagnostica usata come supporto all’individuazione di gammopatie monoclonali.

Le proteine monoclonali (paraproteine, M-proteine, immunoglobuline monoclonali) si evidenziano sul quadro elettroforetico con l’aspetto di bande anomale, principalmente localizzate nelle zone delle gamma globuline e beta globuline. Quando a seguito della migrazione elettroforetica si osservano picchi anomali sui tracciati che suggeriscono una potenziale presenza di immunoglobuline monoclonali, i kit di Immunofissazione vengono utilizzati con lo scopo di confermare la presenza di bande monoclonali e di tipizzare la paraproteina.

Principio del test

L’elettroforesi proteica si basa sulla capacità di separare proteine sieriche mediante il passaggio di corrente elettrica attraverso una soluzione elettrolitica appropriata e un mezzo di supporto solido come l’agarosio. Il principio dell’immunofissazione si basa sulla visualizzazione di proteine specifiche mediante la formazione del precipitato antigene-anticorpo successivamente alla separazione elettroforetica.

Il siero del paziente con sospetta gammopatia monoclonale viene applicato su sei piste separate sulla piastra di gel d’agarosio. Le proteine più importanti vengono separate mediante l’elettroforesi su gel d’agarosio a pH alcalino. Al termine della migrazione, una delle piste viene trattata con una soluzione fissativa per precipitare tutte le proteine ed ottenere un tracciato di riferimento. Le altre piste, invece, vengono trattate con antisieri che presentano diversa specificità di legame con i domini proteici delle immunoglobuline umane: anti- γ (lega le catene pesanti γ [IgG], anti-μ (lega le catene pesanti μ [Ig M]), anti-α (lega le catene pesanti α [Ig A]), anti-κ (lega le catene leggere κ) e anti-λ (lega le catene leggere λ). L’interazione tra l’antigene (l’immunoglobulina monoclonale del campione) e l’anticorpo dell’antisiero porterà alla formazione di un complesso insolubile evidenziabile come banda di precipitato, a condizione che la proporzione tra anticorpi ed antigeni sia appropriata. L’entità della precipitazione dipende dalla temperatura, dal pH e dalla forza ionica della soluzione. Dopo l’incubazione con antisieri e fissativo, il gel d’agarosio viene sottoposto a dei “blotting” per rimuovere l’eccesso di antisieri. La piastra di gel d’agarosio viene quindi essiccata, sottoposta ad un ciclo di lavaggio per rimuovere l’eccesso di proteine non precipitate, colorata con Violetto Acido, decolorata ed asciugata. Il confronto delle posizioni della banda immunofissata con quella della sospetta componente monoclonale nel tracciato di riferimento permette di valutare l’identità biochimica della proteina.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE623KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE IN BLU ACIDO220
SRE624K440
SRE643K660

Destinazione d’uso

I kit per l’Immunofissazione consentono l’identificazione qualitativa di proteine monoclonali nel siero umano. L’immunofissazione è una tecnica diagnostica usata come supporto all’individuazione di gammopatie monoclonali.

Le proteine monoclonali (paraproteine, M-proteine, immunoglobuline monoclonali) si evidenziano sul quadro elettroforetico con l’aspetto di bande anomale, principalmente localizzate nelle zone delle gamma globuline e beta globuline. Quando a seguito della migrazione elettroforetica si osservano picchi anomali sui tracciati che suggeriscono una potenziale presenza di immunoglobuline monoclonali, i kit di Immunofissazione vengono utilizzati con lo scopo di confermare la presenza di bande monoclonali e di tipizzare la paraproteina.

Principio del test

L’elettroforesi proteica si basa sulla capacità di separare proteine sieriche mediante il passaggio di corrente elettrica attraverso una soluzione elettrolitica appropriata e un mezzo di supporto solido come l’agarosio. Il principio dell’immunofissazione si basa sulla visualizzazione di proteine specifiche mediante la formazione del precipitato antigene-anticorpo successivamente alla separazione elettroforetica.

Il siero del paziente con sospetta gammopatia monoclonale viene applicato su sei piste separate sulla piastra di gel d’agarosio. Le proteine più importanti vengono separate mediante l’elettroforesi su gel d’agarosio a pH alcalino. Al termine della migrazione, una delle piste viene trattata con una soluzione fissativa per precipitare tutte le proteine ed ottenere un tracciato di riferimento. Le altre piste, invece, vengono trattate con antisieri che presentano diversa specificità di legame con i domini proteici delle immunoglobuline umane: anti- γ (lega le catene pesanti γ [IgG], anti-μ (lega le catene pesanti μ [Ig M]), anti-α (lega le catene pesanti α [Ig A]), anti-κ (lega le catene leggere κ) e anti-λ (lega le catene leggere λ). L’interazione tra l’antigene (l’immunoglobulina monoclonale del campione) e l’anticorpo dell’antisiero porterà alla formazione di un complesso insolubile evidenziabile come banda di precipitato, a condizione che la proporzione tra anticorpi ed antigeni sia appropriata. L’entità della precipitazione dipende dalla temperatura, dal pH e dalla forza ionica della soluzione. Dopo l’incubazione con antisieri e fissativo, il gel d’agarosio viene sottoposto a dei “blotting” per rimuovere l’eccesso di antisieri. La piastra di gel d’agarosio viene quindi essiccata, sottoposta ad un ciclo di lavaggio per rimuovere l’eccesso di proteine non precipitate, colorata con Blu Acido, decolorata ed asciugata. Il confronto delle posizioni della banda immunofissata con quella della sospetta componente monoclonale nel tracciato di riferimento permette di valutare l’identità biochimica della proteina.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE629KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE PENTAVALENTE660
SRE630K12120

Destinazione d’uso

I kit per l’Immunofissazione Pentavalente consentono l’identificazione qualitativa di proteine monoclonali nel siero umano. L’immunofissazione è una tecnica diagnostica usata come supporto all’individuazione di gammopatie monoclonali. Le proteine monoclonali (paraproteine, M-proteine, immunoglobuline monoclonali) si evidenziano sul quadro elettroforetico con l’aspetto di bande anomale, principalmente localizzate nelle zone delle gamma globuline e beta globuline. Quando a seguito della migrazione elettroforetica si osservano picchi anomali sui tracciati che suggeriscono una potenziale presenza di immunoglobuline monoclonali, i kit di Immunofissazione Pentavalente vengono utilizzati con lo scopo di confermare la presenza di bande monoclonali o di individuare bande monoclonali eventualmente nascoste da regolari sieroproteine.

Principio del test

L’elettroforesi proteica si basa sulla capacità di separare proteine sieriche mediante il passaggio di corrente elettrica attraverso una soluzione elettrolitica appropriata e un mezzo di supporto solido come l’agarosio. Il principio dell’immunofissazione si basa sulla visualizzazione di proteine specifiche mediante la formazione del precipitato antigene-anticorpo successivamente alla separazione elettroforetica.

Il siero del paziente con sospetta gammopatia monoclonale viene applicato su due piste separate sulla piastra di gel d’agarosio. Le proteine più importanti vengono separate mediante l’elettroforesi su gel d’agarosio a pH alcalino. Al termine della migrazione, una delle piste viene trattata con una soluzione fissativa per precipitare tutte le proteine ed ottenere un tracciato di riferimento (ELP). L’altra pista, invece, viene trattata con l’antisiero pentavalente che presenta specificità di legame con i seguenti domini proteici delle immunoglobuline umane: anti- γ (lega le catene pesati γ [IgG], anti-μ (lega le catene pesanti μ [Ig M]), anti-α (lega le catene pesanti α [Ig A]), anti-κ (lega le catene leggere κ libere e legate) e anti-λ (lega le catene leggere λ libere e legate). L’interazione tra l’antigene (l’immunoglobulina monoclonale del campione) e l’anticorpo dell’antisiero porterà alla formazione di un complesso insolubile evidenziabile come banda di precipitato, a condizione che la proporzione tra anticorpi ed antigeni sia appropriata. In questo modo la seconda pista rileverà in modo semplice e rapido la presenza o l’assenza di componenti monoclonali. L’entità della precipitazione dipende dalla temperatura, dal pH e dalla forza ionica della soluzione. Dopo l’incubazione con antisiero Pentavalente e fissativo, il gel d’agarosio viene sottoposto a dei “blotting” per rimuovere l’eccesso di antisieri. La piastra di gel d’agarosio viene essiccata, sottoposta ad un ciclo di lavaggio per rimuovere l’eccesso di proteine non precipitate, colorata con Violetto Acido, decolorata ed asciugata.

Il confronto delle posizioni della banda immunofissata con quella della sospetta componente monoclonale nel tracciato di riferimento ELP permette di valutare l’identità biochimica della proteina e confermare l’effettiva presenza o assenza della proteina monoclonale.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE625KKIT PER IMMUNOFISSAZIONE DI BENCE-JONES220
SRE626K440
SRE640K660

Destinazione d’uso

I kit per l’immunofissazione Bence-Jones permettono l’identificazione qualitativa delle proteine di Bence-Jones nelle urine umane non concentrate. L’immunofissazione di Bence-Jones è una tecnica diagnostica usata come supporto all’individuazione e monitoraggio di gammopatie monoclonali e alla caratterizzazione della proteinuria urinaria.”

L’urina è formata dall’ultrafiltrazione del plasma attraverso le pareti dei capillari glomerulari, che agiscono da filtro sulle proteine plasmatiche in base alla loro grandezza, configurazione e carica elettrica. Solo le molecole con massa molecolare minore di 50 kDa oltrepassano la barriera glomerulare ma sono riassorbite dalle cellule del tubulo prossimale, digerite da enzimi in amminoacidi per poi ritornare nel flusso sanguigno.

Le proteine di Bence-Jones sono catene leggere monoclonali libere che possono oltrepassare la barriera glomerulare, data la loro bassa massa molecolare. Una volta saturato il meccanismo del riassorbimento tubulare, questo eccesso proteico viene escreto nelle urine. Le tecniche immunoelettroforetiche consentono la caratterizzazione delle due caratteristiche patognomoniche delle catene leggere: la monoclonalità e l’assenza di catene pesanti. Quando a seguito della migrazione elettroforetica urinaria si osservano picchi anomali sui tracciati nella zona delle gamma globuline o beta globuline, i kit di immunofissazione Bence-Jones vengono utilizzati per identificare la possibile presenza di Proteine di Bence-Jones.

I kit Interlab SRE625K, SRE626K e SRE640K per l’immunofissazione delle proteine di Bence-Jones possono essere utilizzati in combinazione con:

  • SCE280M: Kit Antisieri B-J e Fissativo
  • SCE639M: Kit Antisieri per Profilo Urinario Completo e Fissativo

Principio del test

L’elettroforesi proteica si basa sulla capacità di separare proteine sieriche mediante il passaggio di corrente elettrica attraverso una soluzione elettrolitica appropriata e un mezzo di supporto solido come l’agarosio. Il principio dell’immunofissazione si basa sulla visualizzazione di proteine specifiche mediante la formazione del precipitato antigene-anticorpo successivamente alla separazione elettroforetica.

Le urine dei pazienti vengono applicate su piste separate sulla piastra di gel d’agarosio. Le proteine più importanti vengono separate mediante l’elettroforesi su gel d’agarosio a pH alcalino. Al termine della migrazione, una delle piste viene trattata con una soluzione fissativa per precipitare tutte le proteine ed ottenere un tracciato di riferimento. Le altre piste, invece, vengono trattate con antisieri con differente specificità.

Per quanto riguarda i Kit IFE BJ SRE625K, SRE626K, SRE640K usati in combinazione con il kit SCE280M, gli antisieri utilizzati sono i seguenti: anti-Trivalente (lega le catene pesati γ, μ e α [GAM]), anti-κ (lega le catene leggere libere e legate κ [k tot]), anti-λ (lega le catene leggere libere e legate λ [λ tot]), anti-k free (lega le catene leggere libere k) e anti-λ free (lega le catene leggere libere λ).

Per quanto riguarda i Kit IFE BJ SRE625K, SRE626K, SRE640K usati in combinazione con il kit SCE639M, gli antisieri utilizzati sono i seguenti: anti-Mid Low MW Proteins (lega le proteine tubulari), Anti-Mid High MW Proteins (lega le proteine glomerulari), anti-Bivalente (lega le catene leggere libere e legate K e λ), anti-k free (lega le catene leggere libere k) e anti-λ free (lega le catene leggere libere λ).

L’interazione tra l’antigene (l’immunoglobulina del campione) e gli anticorpi degli antisieri porterà alla formazione di un complesso insolubile evidenziabile con una banda di precipitato, a condizione che la proporzione tra anticorpi ed antigeni sia appropriata. L’entità della precipitazione dipende dalla temperatura, dal pH e dalla forza ionica della soluzione. Dopo l’incubazione con antisieri e fissativo, il gel d’agarosio viene sottoposto a dei “blotting” per rimuovere l’eccesso di proteine. La piastra di gel d’agarosio viene quindi essiccata, sottoposta ad un ciclo di lavaggio per rimuovere l’eccesso di proteine non precipitate, colorata con Violetto Acido, decolorata ed asciugata.

Il confronto delle posizioni della banda immunofissata con quella della sospetta componente monoclonale nel tracciato di riferimento permette di valutare l’identità biochimica della proteina, sia essa immunoglobulina completa oppure una catena leggera non legata.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE607KKIT PER PROTEINE AD ALTA RISOLUZIONE13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’Elettroforesi delle Proteine ad alta risoluzione permette di separare le proteine del siero e dell’urina mediante elettroforesi su piastre di gel d’agarosio. Le proteine, separate in bande distinte nel tracciato elettroforetico, vengono sottoposte ad ispezione visiva per l’identificazione di profili anomali, che includono sia le variazioni qualitative delle bande che la comparsa di nuove bande nel tracciato.

La tecnica in alta risoluzione impiegata per l’analisi delle proteine del siero permette di migliorare ulteriormente la risoluzione di quelle componenti proteiche che richiedono un livello più approfondito di indagine. La caratterizzazione dei fenotipi della alfa 2 macroglobulina, cioè della componente anodica della frazione alfa 2, le varianti della transferrina e l’individuazione delle componenti oligoclonali a bassa concentrazione, rappresentano alcuni esempi della applicazione di questa metodica per l’analisi dettagliata delle proteine del siero.

Le proteine urinarie derivano principalmente dalle proteine plasmatiche che filtrano attraverso il rene. Normalmente esiste un sistema di filtrazione che impedisce in modo molto efficiente il passaggio delle proteine di elevato peso molecolare attraverso il glomerulo, cioè la struttura base di filtrazione nel rene. Le proteine di basso peso molecolare possono passare liberamente e la maggior parte di loro viene riassorbita nel tubulo.

La condizione di incremento della concentrazione proteica nell’urina, anche detta proteinuria, o la presenza di proteine plasmatiche anomale nel tracciato elettroforetico dell’urina è di notevole importanza nella valutazione della funzione renale o nella identificazione di altre condizioni patologiche. La proteinuria viene spesso associata a ridotto riassorbimento tubulare, ma nella maggior parte dei casi deriva da problemi associati ad una ridotta permeabilità del glomerulo. L’elettroforesi dell’urina in gel d’agarosio è un metodo efficace per individuare proteine anomale nelle urine. Le bande normali ed anomale nell’urina vengono identificate confrontando la loro posizione con quella delle bande di un tracciato sieroproteico, utilizzato come riferimento.

Principio del test

L’elettroforesi permette di separare le proteine in base alla loro diversa mobilità elettroforetica quando vengono sottoposte all’azione di un campo elettrico. Ogni proteina possiede una carica elettrica dovuta alla presenza di gruppi carichi positivamente o negativamente. La carica netta definisce le caratteristiche della migrazione elettroforetica di ciascuna specie proteica ad un determinato valore di pH. Con la metodica della Interlab per le proteine H.R. le proteine vengono separate a pH alcalino mediante elettroforesi zonale su piastre di gel di agarosio. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Violetto Acido, decolorata ed asciugata. L’ispezione visiva dei tracciati viene effettuata per individuare, nel caso dell’analisi delle urine, la presenza di proteine di origine glomerulare, tubulare o di origine mista e le bande monoclonali, incluse le immunoglobuline intatte e le catene leggere libere.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE604KKIT PER EMOGLOBINE ALCALINE13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’Elettroforesi delle Emoglobine Alcaline permette l’analisi qualitativa e semiquantitativa delle emoglobine normali e anomale, o varianti, mediante elettroforesi su piastre di gel d’ agarosio. Il test elettroforetico viene effettuato a pH alcalino e fornisce un metodo valido per lo screening dei tracciati emoglobinici. La densitometria del tracciato permette la valutazione quantitativa delle bande di emoglobina.

L’emoglobina (Hb) è una proteina presente nei globuli rossi che svolge un ruolo fondamentale come molecola di trasporto dell’ossigeno che viene legato nei polmoni e distribuito agli organi e ai tessuti allo scopo di mantenere la vitalità cellulare.

La molecola di emoglobina è un tetramero che contiene due tipi diversi di proteine chiamate globine che vengono assemblate a coppie. La globina di tipo α è sempre presente nell’emoglobina normale; l’altro tipo di globina (indicata con β, δ, γ etc.) definisce le diverse molecole di emoglobina e ne caratterizza la funzione biologica. Ogni catena globinica lega un piccolo gruppo eme che contiene un atomo di ferro (Fe).

Nei globuli rossi di un adulto sano esistono tre tipi diversi di emoglobina. La HbA è il tipo predominante mentre la HbA2 e la HbF sono presenti a concentrazioni molto basse.

Mutazioni dei geni coinvolti nella sintesi dell’emoglobina causano la produzione di varianti emoglobiniche, con variazioni qualitative della loro struttura molecolare, che possono produrre un gruppo di condizioni patologiche definite emoglobinopatie.

Le varianti emoglobiniche più frequenti sono la HbS e la HbC. È possibile rivelare la presenza di altre varianti quali la Hb Lepore, la HbE, la HbG-Philadelphia, la HbD-Los Angeles e la HbO-Arab. La diminuzione o la variazione della velocità di sintesi di una delle catene emoglobiniche porta a cambiamenti quantitativi della concentrazione ematica dell’emoglobina, causando un insieme di patologie note come talassemie.

Delle seicento varianti emoglobiniche umane finora identificate, circa un quarto presenta una carica netta sulla proteina che permette di separarle mediante elettroforesi su gel d’agarosio a pH alcalino.

Principio del test

Le emoglobine normali e la maggior parte delle varianti presentano ciascuna una diversa mobilità elettroforetica ed è possibile risolverle in base alla loro carica netta mediante elettroforesi su piastra di gel d’agarosio con tampone alcalino. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Blue Acido, decolorata ed asciugata. I tracciati vengono quindi sottoposti a scansione, ed è possibile visualizzare i risultati densitometrici insieme al grafico.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE605KKIT PER EMOGLOBINE ACIDE13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’Elettroforesi delle Emoglobine Acide permette di effettuare l’analisi qualitativa per l’identificazione delle emoglobine normali e anomale, o varianti, mediante elettroforesi su piastre di gel d’ agarosio. Il test elettroforetico viene effettuato a pH acido e si basa sull’effetto delle interazioni tra l’agarosio e le molecole di emoglobina.

L’emoglobina (Hb) è una proteina presente nei globuli rossi che svolge un ruolo fondamentale come molecola di trasporto dell’ossigeno che viene legato nei polmoni e distribuito agli organi e ai tessuti allo scopo di mantenere la vitalità cellulare.

La molecola di emoglobina è un tetramero che contiene due tipi diversi di proteine chiamate globine che vengono assemblate a coppie. La globina di tipo α è sempre presente nell’emoglobina normale; l’altro tipo di globina (indicata con β, δ, γ etc.) definisce le diverse molecole di emoglobina e ne caratterizza la funzione biologica. Ogni catena globinica lega un piccolo gruppo eme che contiene un atomo di ferro (Fe).

Nei globuli rossi di un adulto sano esistono tre tipi diversi di emoglobina. La HbA è il tipo predominante mentre la HbA2 e la HbF sono presenti a concentrazioni molto basse.

Mutazioni dei geni coinvolti nella sintesi dell’emoglobina causano la produzione di varianti emoglobiniche, con variazioni qualitative della loro struttura molecolare, che possono produrre un gruppo di condizioni patologiche definite ‘emoglobinopatie’.

Sono note più di seicento varianti emoglobiniche, la cui identità può essere dimostrata con metodi elettroforetici (ad esempio le emoglobine HbS, HbC, HbE, HbD, HbG, HbH, HbI e Hb Lepore).

Lo screening dei profili emoglobinici viene normalmente effettuato mediante elettroforesi a pH alcalino. Le varianti emoglobiniche possono occupare posizioni nel tracciato che sono chiaramente distinte da quelle occupate dalle emoglobine normali, rendendo così la loro identificazione molto semplice. La maggior parte delle emoglobine varianti, però, ha mobilità elettroforetica uguale a quella delle frazioni normali, ponendo il problema della distinzione tra un aumento vero di una frazione normale e l’aumento dovuto alla presenza di una emoglobina variante.

L’elettroforesi su gel d’agarosio a pH acido fornisce un metodo per identificare le emoglobine varianti che non sono state risolte con l’elettroforesi a pH alcalino.

Principio del test

Le emoglobine normali e la maggior parte delle varianti presentano ciascuna una diversa mobilità elettroforetica e possono essere risolte in base alla loro carica netta mediante elettroforesi su piastra di gel d’agarosio contenente una soluzione tampone a pH acido. Questo metodo permette di separare le varianti emoglobiniche che si sovrappongono nel tracciato elettroforetico a pH alcalino. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Blu Acido, decolorata ed asciugata.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE606KKIT PER LIPOPROTEINE13130
SRE621K26260

Destinazione d’uso

I kit per l’Elettroforesi delle Lipoproteine permettono di separare le lipoproteine del siero umano mediante elettroforesi su piastre di gel d’ agarosio. I tracciati vengono sottoposti ad ispezione visiva per l’individuazione di anomalie, quali variazioni delle bande o comparsa di nuove bande. La densitometria dei tracciati permette la valutazione quantitativa delle frazioni lipoproteiche.

Le lipoproteine sono complessi macromolecolari circolanti che trasportano i lipidi ai vari tessuti nei quali svolgono le loro funzioni metaboliche. Le lipoproteine hanno una forma sferica e contengono nel loro nucleo trigliceridi ed esteri del colesterolo, mentre i fosfolipidi ed il colesterolo libero sono distribuiti esternamente. Sulla superficie si trovano anche proteine specifiche dette apolipoproteine (ad esempio Apo A, Apo B, Apo C) che legano i lipidi.

Le lipoproteine sono state classificate in base alle loro proprietà fisiche e chimiche. L’ultracentrifugazione permette di separare le lipoproteine, in base alla loro densità, in varie frazioni dette chilomicroni, lipoproteine ad alta densità (HDL), lipoproteine a densità intermedia (IDL), lipoproteine a bassa densità (LDL), lipoproteine a densità molto bassa (VLDL). Ad eccezione delle lipoproteine LDL che contengono un solo tipo di apolipoproteina, le altre classi di lipoproteine vengono trasportate da più tipi di apolipoproteine la cui percentuale varia in base alla classe della lipoproteina.

L’elettroforesi delle frazioni lipoproteiche, su piastre di gel d’agarosio a pH alcalino produce quattro bande chiamate Alfa (anodica), Pre-Beta, Beta e Chilomicroni che restano al punto di applicazione. Ciascuna frazione contiene una diversa combinazione di colesterolo, gliceridi, esteri del colesterolo e proteine.

I disturbi del metabolismo lipidico vengono definite “dislipoproteinemie” ed includono l’ipercolesterolemia, o l’aumento dei trigliceridi plasmatici e/o del colesterolo. Questi disturbi producono tracciati lipoproteici anomali ed in alcune condizioni patologiche possono fornire informazioni cliniche importanti poiché molte condizioni di squilibrio lipoproteico presentano la stessa concentrazione dei diversi tipi di lipidi.

Principio del test

L’elettroforesi separa le diverse classi di lipoproteine in base alla loro mobilità specifica quando vengono sottoposte all’azione di un campo elettrico. Con la procedura Interlab le lipoproteine vengono separate a pH alcalino mediante elettroforesi zonale su piastre di gel d’agarosio. Al termine della separazione elettroforetica delle bande, la piastra di gel d’agarosio viene essiccata, colorata con Nero Sudan, decolorata ed asciugata. I tracciati vengono quindi sottoposti a scansione, ed è possibile visualizzare i risultati densitometrici insieme al grafico

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE612KKIT PER ISOENZIMI LDH13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’elettroforesi degli isoenzimi LDH permette la separazione e determinazione qualitativa e quantitativa gli isoenzimi della Lattato Deidrogenasi nel siero umano, mediante elettroforesi su gel agarosio e specifica rivelazione enzimatica.

La Lattato Deidrogenasi (LDH) è un enzima che catalizza l’ossidazione reversibile del lattato a piruvato utilizzando il NAD+ come accettore di idrogeno, con formazione di NADH. È un enzima presente in quasi tutti i tessuti del corpo umano, in particolare nel fegato, nel cuore, nei muscoli scheletrici, nei reni, nei polmoni, nei globuli rossi e globuli bianchi.

L’enzima ha un peso molecolare di circa 134000 Da ed è un tetramero costituito dalla associazione di quattro catene polipeptidiche (subunità) di due tipi differenti: M (dall’inglese “muscle”) ed H (dall’inglese “heart”). Le diverse possibili combinazioni dei due tipi di subunità nel formare il tetramero danno origine a cinque forme molecolari diverse, chiamate isoforme o isoenzimi. Ciascuna isoforma presenta una diversa mobilità elettroforetica.

L’LDH è utilizzato come marcatore di danno tissutale o cellulare perché viene rilasciato nel sangue dalle cellule quando sono danneggiate o distrutte.

Le variazioni qualitative e/o quantitative dell’elettroforesi degli isoenzimi LDH, forniscono quindi informazioni utili nella diagnosi di molte patologie.

Principio del test

Le isoforme della LDH vengono separate in base alla loro diversa mobilità elettroforetica su gel di agarosio. Dopo l’elettroforesi, gli isoenzimi vengono rivelati tramite incubazione con una specifica reazione enzimatica producendo precipitati con colorazione proporzionale all’attività enzimatica LDH.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE610KKIT PER ISOENZIMI ALP13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’elettroforesi degli isoenzimi ALP permette di effettuare l’identificazione quantitativa e qualitativa degli isoenzimi della Fosfatasi Alcalina nel siero umano, mediante elettroforesi su gel d’agarosio e specifica rivelazione enzimatica.

La Fosfatasi Alcalina (ALP) è un enzima presente in tutti gli organi e i tessuti e presenta le concentrazioni più elevate nel fegato, nei dotti biliari, nella placenta e nell’osso. Il tessuto danneggiato o interessato da una condizione patologica rilascia gli enzimi nel sangue, pertanto si osservano valori molto alti della ALP sierica in molte condizioni cliniche, inclusa la patologia ossea. La ALP sierica aumenta anche in alcune situazioni normali (ad esempio durante il normale accrescimento osseo) o in risposta alla somministrazione di alcuni farmaci.

Esistono varianti multiple della ALP chiamate isoenzimi. I diversi tipi di isoenzimi, ciascuno con una sua propria struttura, sono identificabili in tessuti differenti (ad esempio l’isoenzima osseo ed epatico della ALP presentano strutture differenti) ed è possibile quantificarli separatamente in laboratorio. Il test degli isoenzimi della ALP va effettuato quando è necessario distinguere la sede anatomica, organo o tessuto, interessata dalla condizione patologica.

Principio del test

Gli isoenzimi della ALP vengono separati in base alla loro mobilità sulla piastra di gel d’agarosio. È noto che la presenza di gruppi di acido sialico aumenta la mobilità elettroforetica delle proteine e che gli isoenzimi ALP sono sialati a diversa gradazione. Il trattamento con Neuraminidasi permette la rimozione dei residui di acido sialico e la conseguente riduzione della mobilità elettroforetica di alcuni componenti della fosfatasi alcalina. La Fosfatasi Alcalina Intestinale differisce dalle fosfatasi di altri tessuti perché priva di acido sialico, pertanto, non verrà influenzata dal trattamento con Neuraminidasi. Dopo la migrazione ciascuna frazione può essere evidenziata con una specifica reazione enzimatica producendo precipitati con colorazione proporzionale all’attività enzimatica ALP. Al termine dell’analisi sarà possibile confrontare le corse elettroforetiche dei diversi isoenzimi ALP paragonando le mobilità elettroforetiche influenzate dal trattamento con Neuraminidasi.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE611KKIT PER ISOENZIMI CK13130

Destinazione d’uso

Il kit per l’elettroforesi degli isoenzimi CK viene utilizzato per la determinazione qualitativa e quantitativa degli isoenzimi della Creatina-chinasi nel siero umano attraverso l’elettroforesi su gel di agarosio e specifica rivelazione enzimatica.

La Creatina-chinasi (CK) è un enzima di trasferimento di energia intra-cellulare presente nel citoplasma e all’interno dei mitocondri delle cellule muscolari. La CK è presente in diversi tessuti umani, in particolare nel cervello, e nei muscoli scheletrici e del miocardio.

Si possono distinguere 2 subunità molecolari del CK, chiamate M e B, in quanto isolate rispettivamente da Muscolo (dall’inglese Muscle) e Cervello (dall’inglese Brain). Ciascun Isoenzima CK è formato da una molecola dimerica di 2 subunità. La CK presente nelle cellule del cervello è composta da 2 subunità di tipo B ed è chiamata CK-BB. La CK presente nelle cellule muscolari è composta da 2 subunità di M ed è quindi chiamata CK-MM. La CK presente nelle cellule muscolari cardiache è composta da 1 subunità di tipo M e da 1 subunità di tipo B ed è chiamata CK-MB. Il più importante uso degli isoenzimi CK è nella diagnosi di danno miocardico.

Principio del test

Gli isoenzimi CK sono separati in base alla loro diversa mobilità elettroforetica su gel di agarosio.

Dopo l’elettroforesi, gli isoenzimi vengono rivelati tramite incubazione con una specifica reazione enzimatica producendo precipitati con colorazione proporzionale all’attività enzimatica CK.

RIFDESCRIZIONECAMPIONI PER GELTEST PER KIT
SRE622KKIT PER ISOELETTROFOCALIZZAZIONE DEL CSF660

Destinazione d’uso

Il kit per l’isoelettrofocalizzazione del CSF permette l’identificazione qualitativa di bande oligoclonali in siero e liquido cefalorachidiano (CSF) usando isoelettrofocalizzazione e immunoblotting.

Viene utilizzato al fine di consentire la rilevazione cromogenica di immunoglobuline oligoclonali IgG. I profili delle IgG nel siero e nel CSF vengono confrontati visivamente permettendo l’identificazione di bande oligoclonali originate dalla sintesi intratecale delle immunoglobuline, con lo scopo di fornire supporto alla diagnosi di malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale

Principio del test

La procedura include una fase di isoelettrofocalizzazione su gel d’agarosio e una fase di immunoblotting manuale.

L’isoelettrofocalizzazione su gel d’agarosio ha lo scopo di separare le proteine contenute nei campioni di siero e CSF secondo il loro punto isoelettrico. Le fasi di immunoblotting hanno lo scopo di trasferire le proteine su una membrana.

L’incubazione della membrana di trasferimento con Antisiero Anti-Hu IgG permette di rilevare bande IgG oligoclonali con elevata sensibilità e di dimostrare la mancanza o eventuali differenze nella distribuzione di IgG nel liquido cerebrospinale e nel siero dello stesso paziente.